ORIGINI SS ECCE HOMO



Il santuario del SS. Ecce Homo si erge maestoso, tra pini e cipressi, a m. 553 sul livello del mare, ai piedi del monte Giove (m. 1240), popolato di elci e di annosi castagni.

Storia. Ha origini remote. Secondo un′antica tradizione, dal 370 d.C. , alcuni monaci basiliani, provenienti dall′Oriente (specialmente dalla Grecia) vi costruirono un eremo dedicato alla "Madonna della Misericordia".
Dal 1200 in poi, per varie vicissitudini, il monastero cadde in uno stato di desolante abbandono.
Nel 1419, l′arcivescovo di S. Severina consegnò, l′antica e durata dimora dei basiliani e il terreno, ai francescani della Calabria. Il 14 Ottobre 1429, il Papa martino V stabilì, con un decreto, che la cessione del luogo restasse in perpetuo ai frati francescani.
Importanti lavori di ampliamento furono eseguiti verso il 1580, quando il convento fu destinato come luogo di noviziato. Con l′occupazione militare francese e, nel 1806, con l′eversione feudale e la soppressione dei luoghi pii, anche il monastero di Mesoraca fu chiuso e fatti allontanare i frati che però vi tornarono nel 1815 con la restaurazione borbonica, riprendendo con rinnovato vigore a servire il popolo. Purtroppo nel 1866 di nuovo venne decretata la soppressione generale degli ordini monastici e anche del nostro monastero divenuto ormai famoso e meta di pellegrinaggi ai piedi dell′Ecce Homo. Finalmente per volontà del Comune e del popolo, tutto il complesso monastico venne acquisito al demanio nel 1875 e trasformato a luogo di accoglienza dei poveri alle cure dei Frati francescani. Così pian piano potè riprendersi la comunità monastica e ricostituire il convento e riaprire il noviziato.

L′interno del Santuario è costituito da una navata, a volta, con decorazioni a stucco, di ispirazione barocco-manierato.
(foto 01, 10)
Il pulpito seicentesco è in noce lavorato ad intaglio a cinque pannelli decorati.
(foto 31)
Nella stessa navata troviamole tele del Santanna di Rende del 1756 e del Leto del 1755. Queste sono contrassegnate da due bolli, uno più piccolo, l′altro più grande;
quello grande indica il bollo di catalogazione dalla sovrintendenza dei beni culturali (foto 19), quello più piccolo fu posto intorno all′ottocento da parte di alcuni parenti di Napoleone, nel tentativo di prelevare, come del resto un pò in tutto il Regno delle due Sicilie, tele di rilevante importanza. Salvati per "miracolo".
(foto 02, 32, 33, 34, 35).
All′interno del convento, in una stanza adiacente al chiostro, si possono notare altre due tele, di Ioanes de Simone, che raffigurano l′immagine di San Francesco d′Assisi e san Pietro d′Alcantera, entrambe del 1649 (foto 03, 36, 37)
e un Crocifisso, artista ignoto con committenza del Dottor Miglioli ( come cita la scritta sul quadro).
(foto 04)
La sagrestia è situata sul lato destro del coro, A.D. 1763. Un antifonale di canti Gregoriani del 1700 è posto al centro del coro su un grande leggio.
(foto 14, 04, 05)
Caratteristica è la fontana costruita accanto alla sagrestia, seconda metà dell′ ottocento.
Uscendo dalla parte sinistra del coro entriamo nel chiostro, tipica costruzione nei conventi francescani.
Presenta quattro lati di colonnati, di cui tre sono originali, uno presenta ristrutturazioni recenti.
Forse il chiostro è la parte più vecchia del convento, seconda metà del ‘400.
(foto 08)
Ma l′opera sicuramente più importante, dopo l′Ecce Homo, presente nella chiesa è la statua marmorea della Madonna delle Grazie con il Bambino in braccio, alta m. 1,50, opera di Antonello Gaggino da Messina (1504), Lo stesso che scolpì le Madonne per Nicotera e Bisignano ed una Pietà per Soverato Superiore ed altre opere ancora diffuse in tutta la Calabria. (foto 09).
Ai lati dell′altare, due angeli di marmo bianco carrarese, con il candelabro, del 1506, sono opera dello stesso Gaggino.
Il luogo sacro di Mesoraca è ormai famoso in tutto il mondo perchè, come detto, custodisce da più di tre secoli la prodigiosa statua dell′Ecce Homo.
Si tratta di una bella, suggestiva e drammatica insieme, scultura in legno a mezza figura come quella pur famosa e assai somigliante di Calvaruso (ME) dello stesso autore, Fra′ Umile Pintorno da Petralia (PA) della scuola del ‘600 siciliano influenzato dal barocco spagnolo e dalla drammaticità dettata da certi obiettivi della Controriforma. Attorno alla statua di Mesoraca si sono alternati diversi studiosi, critici d′arte e appassionati e tra i tanti ci piace citare il frate francescano poeta, pittore e cultore d′arte, scomparso a Cutro di recente, P. Pacifico Zaccaro. Scriveva che l′Ecce Homo è "ritratto nel momento in cui viene presentato alla folla, tutto ferito e sanguinante, con i polsi strettamente legati da una fune. L′espressione veristica della sofferenza del corpo martoriato dai flagelli è come concentrata nel volto che suscita profonda pietà, Gli occhi aperti e penetranti non esprimono ribellione o condanna, ma mitezza e perdono. Ti guardano e penetrano nell′intimo del cuore, ti tengono e ti soggiogano profondamente." La sacra scultura dell′artista petralese è collocata in un′artistica cappella ottagonale barocca edificata nel 1780 con decorazioni di Salvatore Giordano e nel primo decennio del nostro secolo i fratelli Ranieri da Soriano Cal. vi aggiunsero decorazioni con smalto e foglietti d′oro zecchino. Ai lati della cappella troviamo sei pregevoli tele incorniciate a stucco del pittore P. Griffo del 1835.

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